Riuniti per la plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), i nostri Vescovi stanno lavorando per iniettare all’Europa ciò che solo un discepolo di Cristo può fare in modo definitivo e immortale: ridare speranza.
Riportiamo qui la parte finale, dedicata all’UE, della prolusione del Presidente del CCEE, l’Arcivescovo di Genova Card. Angelo Bagnasco (fonte: www.ccee.eu)
[…] Anche l’Unione Europea sta a cuore a noi tutti, Pastori del Continente. E a tutti i cittadini di questa grande terra – qualunque sia il ruolo di ciascuno – ci rivolgiamo con rispetto e convinzione. Il sogno di questa unione come “famiglia di popoli” e “casa di nazioni” è sempre attuale, tanto più se guardiamo il mondo e i “giganti vecchi e nuovi”. Non spetta a noi fare dei calcoli di tipo economico e commerciale, ma è nostro dovere ricordare a tutti che l’Europa non è un complesso puramente geografico, né soltanto un gruppo di popoli, ma è un compito spirituale ed etico; non è un organigramma, ma è un corpo vivente, una comunità di vita e di destino.
L’immagine europea di persona è determinata nel modo più profondo dal cristianesimo: il Vangelo è stato l’alveo che ha dato sintesi a diversi contributi che la storia del continente ha conosciuto. Il Signore Gesù – rendendo l’uomo figlio di Dio – gli ha conferito una dignità unica, gli ha dato come criterio della libertà la verità, tanto che – tagliando la radice trasformante di Cristo – la dignità umana rischia di non avere fondamento. Per questo il Santo Padre ha insistito sulla “dignità trascendente” dell’uomo (cfr Papa Francesco, Discorso al Parlamento Europeo cit), dove quel “trascendente” esprime la sorgente e la migliore garanzia del valore irripetibile di ogni persona, nonché la sua stessa relazionalità che si oppone ad ogni cultura esclusivista.
All’origine dell’Europa, dunque, non troviamo solo una dimensione genericamente spirituale, ma specificamente cristiana. Per questa ragione Novalis – già nel 1799 – scriveva che “Se l’Europa si staccasse totalmente da Cristo, allora essa cesserebbe di essere” (La Cristianità, ossia l’Europa). E il filosofo ebreo Karl Löwith affermava con lucidità: “Il mondo storico in cui si è potuto formare il ‘pregiudizio’ che chiunque abbia un volto umano possieda come tale la ‘dignità’ e il ‘destino’ di essere uomo, non è originariamente il mondo (…) del Rinascimento, ma il mondo del cristianesimo, in cui l’uomo ha ritrovato attraverso l’Uomo-Dio, Cristo, la sua posizione di fronte a sé e al prossimo (…) Con l’affievolirsi del cristianesimo è diventata problematica anche l’umanità” (Von Hegel zu Nietzsche, 1941).
Potrà il Davide europeo essere se stesso? Noi crediamo di sì, se verrà ricuperato il sogno dei veri Padri Fondatori, uomini liberi nella verità e quindi realisti senza pregiudizi di alcun tipo, neppure verso la religione. Noi crediamo di sì non perché L’Europa possa sopraffare gli altri, ma perché nel consesso dei popoli ha qualcosa di decisivo da offrire grazie alla sua storia ancora feconda.