La COMECE in udienza dal Santo Padre per il rinnovo della presidenza, che ora è affidata al delegato italiano Mons. Mariano Crociata, ha ricevuto dal pontefice un mandato in due parole. Un nostro commento
Al termine del mandato quinquennale come presidente della COMECE, al card. Hollerich succede ora il delegato italiano Mons. Mariano Crociata (1953), già Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana e ora Vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno. Il suo primo incontro con la stampa si è soffermato inevitabilmente sull’urgenza di ripristinare la pace dentro e fuori l’Europa, perché
[…] l’unità e la solidarietà sono necessarie più che mai. Dovrebbero guidarci attraverso le numerose transizioni che le nostre società si trovano ad affrontare. Mi riferisco in particolare alla necessità di una ripresa giusta e sostenibile dalle conseguenze della pandemia, facendo in modo di non lasciare indietro nessuno, così come di rinnovare la vocazione dell’Unione Europea ad essere una fonte di sviluppo e una promessa di pace per il nostro amato continente e per il mondo (fonte)
Poche ore dopo l’elezione a Presidente della COMECE, Mons. Crociata ha accompagnato tutta la delegazione all’udienza con il Santo Padre, che ha sottolineato in 2 parole chiave la missione della Chiesa in Europa: unità e pace.
L’unità non è da intende come omologazione, ma secondo il motto stesso dell’UE che recita “Unità nella diversità”. Il Papa usa l’immagine degli affluenti di un fiume. Il corso d’acqua è la somma dei suoi affluenti e al contempo è qualcosa che li trascende e trasforma, ma nemmeno può prescindere dalla diversità dei suoi affluenti, perché se questi non portano la propria ricchezza e identità il fiume stesso si prosciuga.
La pace, infine, è da intendere come un obiettivo tanto complicato quando irrinunciabile. Papa Francesco è molto chiaro:
[…] I Paesi dell’Unione Europea sono coinvolti in molteplici alleanze, interessi, strategie, una serie di forze che è difficile far convergere in un unico progetto. . Tuttavia, un principio dovrebbe essere condiviso da tutti con chiarezza e determinazione: la guerra non può e non deve più essere considerata come una soluzione dei conflitti (cfr Enc. Fratelli tutti, 258). Se i Paesi dell’Europa di oggi non condividono questo principio etico-politico, allora vuol dire che si sono allontanati dal sogno originario. Se invece lo condividono, devono impegnarsi ad attuarlo, con tutta la fatica e la complessità che la situazione storica richiede. Perché «la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità» (ibid., 261). […] (fonte)
Infine, il Santo Padre ha indicato in forma lapidaria e densa il compito dei cristiani in Europa oggi:
Perciò il primo compito della Chiesa in questo campo è quello di formare persone che, leggendo i segni dei tempi, sappiano interpretare il progetto Europa nella storia di oggi. (idem)
Noi di Cooperazione Cristiana Per l’Europa rivolgiamo questo impegno formativo principalmente agli studenti e ai giovani, perché a loro non possiamo nascondere per ignoranza o tacere per finto pudore la preziosità delle radici cristiane dell’Europa, senza le quali i nostri popoli rinunciano alla fonte della loro speranza. E i giovani, quando si offre loro la verità, non deludono mai.