La Messa Settimanale al Parlamento europeo, Bruxelles. Impressioni, riflessioni e speranze dalla “Stanza della Meditazione”.
L’appuntamento è al pian terreno dell’edificio principale del Parlamento, ogni mercoledì tranne le due settimane al mese in cui i deputati sono fuori sede (a Strasburgo per la sessione plenaria o nella propria circoscrizione elettorale). E a ricordarlo è sempre una e-mail molto delicata, il giorno prima, rivolta “a tutti gli interessati e alle persone like-minded” (lett.: che la pensano così).
Nessun cartello, nonostante l’abbondante segnaletica, indica come raggiungerla, e questo è già un elemento indicativo di quanto possa risultare “scomoda” ai più questa stanza, dove due volte al mese un sacerdote cattolico, accreditato al Parlamento (lampante lesione della laicità, griderebbe qualcuno!) celebra l’Eucaristia.
L’uso della sala segue una prassi molto neutrale: ogni deputato può chiedere l’affitto della sala per un tempo limitato e in caso di cerimonie religiose ogni simbolo eventualmente utilizzato (crocifisso, paramenti, libri sacri…) deve essere tolto al momento di liberare la stanza.
In un normale mercoledì di fine gennaio i presenti raggiungono la decina, uomini e donne, giovani e adulti. Si riconoscono anche un paio di deputati, stranieri. Le lingue si mescolano: prima lettura in italiano, salmo in francese, Vangelo e omelia in inglese. La sobrietà dell’arredamento, con un parquet dall’effetto ovattante, ci fa sentire così vicini ai primi cristiani. Pochi, appena tollerati, a patto che non facciamo troppo rumore. Ma, proprio per questo, più vicini allo stile del Signore Gesù.
Gesù stesso, nella semplicità disarmante del pane spezzato e del vino versato, avverte: “Vi mando come pecore in mezzo ai lupi”, ricordando che la logica dei grandi numeri e il plauso delle folle non appartengono al suo discepolo. Prima di tutto, perchè la vera ricompensa è servirlo, non essere in tanti o essere acclamati. Questo, magari viene dopo.
Risuona il Vangelo del seminatore, che si potrebbe definire un vero e proprio “sprecone”. Quale contadino getterebbe il seme indistintamente sul terreno o sul cemento, dove “è inutile”? O è uno sprovveduto, oppure uno dalla vista più lunga. Fuor di parabola, la buona notizia oggi è che Dio non bada a spese, è uno “sprecone”, ritiene che nessun terreno, nessun cuore umano sia così arido e indurito da non meritare nemmeno la semina, l’annuncio.
Sarà suggestione, sarà immaginazione…ma sentire quelle parole nel luogo delle grandi decisioni e delle vertiginose responsabilità, è tutto un altro effetto. E le radici cristiane di questa Europa smarrita fanno un’altra piccola breccia.