Insieme a quello della COMECE, anche un comunicato del CCEE (Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae) richiama l’attenzione dei fedeli all’integrazione europea, facendo eco alle parole scritte da Giovanni Paolo II 10 anni fa nella Ecclesia in Europa

Il Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae si è costituito nel 1971 e ha sede in Svizzera
Il Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae si è costituito nel 1971 e ha sede in Svizzera

A tutte le persone che sono oggi nel continente europeo e che si trovano in difficoltà per l’attuale crisi economica, che si sentono sole, che hanno perso o sono in cerca di un lavoro e che, a causa della grave crisi di senso e di fede, fanno fatica a guardare al futuro, ai giovani in particolare, vogliamo dire che la Chiesa in Europa è vicina e li invita a non perdere la speranza. In quest’anno della fede ricordiamo con piena convinzione quanto il beato Giovani Paolo II diceva 10 anni fa, nell’Esortazione Ecclesia in Europa: “Gesù Cristo è la fonte di speranza per l’Europa”

Allo stesso tempo, invitiamo tutti a non lasciare che paure ed egoismi offuschino la carità che ha sempre contraddistinto il nostro continente, ma a riscoprire invece l’importanza della famiglia, il valore del dono e dell’accoglienza, facendosi prossimo dei più bisognosi.

Cogliamo l’occasione anche per ringraziare tutte le persone, che mosse dalla fede, sono promotori di opere caritative e di assistenza a livello locale, nazionale ed internazionale. L’aiuto che esse recano è risposta sollecita e concreta ai molti bisogni materiali, ma è anche segno dell’amore affidabile di Dio che in Gesù Cristo si è fatto prossimità a tutti.

Invitiamo inoltre i cristiani del Continente a cogliere l’occasione della “Giornata dell’Europa” – ‘comunità di destino’ come l’aveva chiamata Robert Schuman il 9 maggio 1950 – per riflettere sul loro impegno nella costruzione di una società europea aperta all’Assoluto e improntata su verità, su giustizia, su solidarietà e libertà: pilastri della pace come ebbe a definire Papa Giovanni XXIII, cinquant’anni fa, nella Pacem in terris.

Testo originale multilingue