L’attesissimo discorso del Santo Padre all’assemblea dei deputati eletti nel Parlamento europeo non ha tradito le aspettative

Papa Francesco al Parlamento Europeo - Strasburgo, 25/11/2014
© European Union 2014 – European Parliament.

Si è trattato del più breve viaggio pontificio di sempre: appena 4 ore dall’atterraggio a Strasburgo al decollo per Roma, ma non è certo trascurabile l’importanza epocale delle parole pronunciate dal Santo Padre di fronte ai 751 membri del Parlamento europeo e – tramite loro – agli oltre «cinquantacento milioni» (simpatico inciampo di Bergoglio sull’italiano) di cittadini che li hanno eletti democraticamente lo scorso maggio. Per noi, che seguiamo con passione le relazioni fra Unione europea e comunità cristiana, si tratta di una pietra miliare che, a partire da oggi, ci fornisce ulteriore alimento per diventare cittadini più consapevoli e cristiani più equipaggiati al servizio dell’Europa.

Anzitutto l’obiettivo: speranza e incoraggiamento.

Il Papa evidenzia subito l’obiettivo delle sue parole: «indirizzare a tutti i cittadini europei un messaggio di speranza e incoraggiamento». Si tratta di due atteggiamenti che hanno sempre caratterizzato il magistero pontificio sull’Europa: in Ecclesia in Europa (2003) San Giovanni Paolo II indicò “Gesù Cristo, vivente nella Sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa”, mentre fin dagli albori dell’integrazione europea (la CECA è del 1952, la CEE del 1957) i Papi hanno salutato con approvazione e “pregiudizio positivo” gli sforzi di unificare l’Europa nella pace e nella riconciliazione.

Parte tutto dall’uomo e dalla sua dignità trascendente.

Francesco ha ricordato che ciò che ha animato i Padri fondatori dell’Europa era la fiducia nell’uomo, «non tanto in quanto cittadino, nè in quanto soggetto economico, ma […] in quanto persona dotata di una dignità trascendentale». È legittimo avere una visione esclusivamente orizzontale dell’esistenza, tuttavia la conseguenza è sotto gli occhi di tutti: se l’uomo è padrone del proprio destino e la sua dignità non proviene che da se stesso, egli «rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare». I riferimenti all’ideologia consumista, alla civiltà dello scarto e al relativismo sono evidenti.

Cosa c’entra il Cristianesimo? Solo radici o anche futuro?

Sulla presenza di un Capo di Stato e al contempo massimo esponente di una comunità religiosa mondiale in un consesso politico-istituzionale, il Papa ha affermato con forza che il «contributo» del Cristianesimo all’identità profonda dell’Europa «non costituisce un pericolo per la laicità degli Stati e per l’indipendenza delle istituzioni dell’Unione, bensì un arricchimento». Ma Bergoglio non si ferma qui e si spinge un po’ oltre: «Sono convinto che un’Europa che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere la ricchezza e le potenzialità, possa essere anche più facilmente immune dai tanti estremismi che dilagano nel mondo odierno, anche per il grande vuoto ideale a cui assistiamo nel cosiddetto Occidente»; la frase si chiude con una citazione magistrale di Benedetto XVI: «perché è proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza» (Discorso al Corpo diplomatico, 2013).

Il motto “Unita nella diversità” rende l’UE come una famiglia.

L’ultimo passaggio che intendo sottolineare in questa sede è l’elogio che il Papa ha espresso riguardo al motto dell’Unione europea, che come sappiamo è “Unita nella diversità”, la cui versione latina – In varietate concordia – è ancora più evocativa. La tensione fra unità e diversità può essere drammatica, ma Papa Bergoglio ancora una volta offre una chiave di lettura: «L’unità non significa uniformità politica, economica, culturale, o di pensiero. In realtà, ogni autentità unità vive della ricchezza delle diversità che la compongono: come una famiglia, che è tanto più unita quanto più ciascuno dei suoi componenti può essere fino in fondo se stesso senza timore». E questo, conclude il Papa, si realizza soamente mettendo «al centro la persona umana» e non i tecnicismi delle forze di potere.

La firma del Papa sul Libro d'Oro del Parlamento europeo
Auspico che il Parlamento europeo sia sempre più la sede dove ogni suo membro concorre a far sì che l’Europa, consapevole del suo passato, guardi con fiducia al futuro per vivere con speranza il presente. © European Union 2014 – European Parliament.