Benedetto XVI, Parigi 12 settembre 2008 (Collège des Bernardines)
Sarebbe fatale, se la cultura europea di oggi potesse comprendere la libertà ormai solo come la mancanza totale di legami e con ciò favorisse inevitabilmente il fanatismo e l’arbitrio. Mancanza di legame e arbitrio non sono la libertà, ma la sua distruzione.
L’11 luglio la Chiesa celebra San Benedetto, Patrono primario dell’Europa. Per noi è l’occasione per chiederci nuovamente come celebrare questa ricorrenza senza retorica o automatismi.
Una riflessione ci viene dalla situazione politico-economica dell’Europa di queste settimane, in cui la vicenda greca – argomento in cima alle agende europee da molti trimestri ormai – fa emergere le gravi contraddizioni dell’attuale Unione europea.
La vita luminosa dei Santi ci può aiutare come una bussola, che orienta ci e – se seguita – permette di non perderci. Anche in questo caso, il fatto che San Benedetto abbia costruito una organizzazione così radicata come il monachesimo occidentale, di cui beneficiamo ancora oggi e a Dio piacendo per l’avvenire, sul binomio ORA ET LABORA è fecondo: ci ricorda che la sola dimensione orizzontale della vita umana non è sufficiente a colmare la sete di trascendenza che ci caratterizza come persone.
Lo ha ricordato anche Papa Francesco al Parlamento europeo lo scorso novembre:
[I] Padri fondatori dell’Unione europea, i quali desideravano un futuro basato sulla capacità di lavorare insieme per superare le divisioni e per favorire la pace e la comunione fra tutti i popoli del continente. Al centro di questo ambizioso progetto politico vi era la fiducia nell’uomo, non tanto in quanto cittadino, né in quanto soggetto economico, ma nell’uomo in quanto persona dotata di una dignità trascendente. [Vedi nostro articolo]
A volte la soluzione a un problema è data dal guardarlo con un respiro più ampio, maggiore. Con un pizzico di ottimismo, prescindendo da ogni intenzione dell’autore, vorrei richiamare una frase del premier italiano Matteo Renzi di qualche giorno fa, in cui ribadisce che “a noi stanno a cuore le sorti dei nostri concittadini di passaporto greco” (Bruxelles, 7/07/2015). Questa espressione insolita fa molto riflettere, perchè coglie un aspetto dell’integrazione europea che trae linfa dal principio della vita comune su cui si fonda la Regola di San Benedetto. Una frase che può aiutarci a porre il cuore oltre l’ostacolo e ricordarci che l’integrazione dei popoli dell’Europa è un processo positivo e irreversibile. Sulle modalità, chiaramente, si può discutere, ma un passo importante può essere pensare da “straniero” a “concittadino europeo di passaporto XXYY”.
San Benedetto, porta nel tuo cuore l’amata Europa e manda lo Spirito Santo a illuminare chi la governa e chi la popola