Il Papa ha descritto con parole sintetiche e limpide cosa significa per una società sorgere su radici cristiane.
Durante una breve visita apostolica ad Aquileia e Venezia, il 7 e 8 maggio, Benedetto XVI ha parlato dell’esperienza cristiana dei popoli del Nord-Est d’Italia, che “ha forgiato un popolo affabile, laborioso, tenace, solidale”.
Ecco un passaggio del discorso del Santo Padre ad Aquileia:
Il Nord-est dell’Italia è testimone ed erede di una storia ricca di fede, di cultura e di arte, i cui segni sono ancora ben visibili anche nell’odierna società secolarizzata.
L’esperienza cristiana ha forgiato un popolo affabile, laborioso, tenace, solidale. Esso è segnato in profondità dal Vangelo di Cristo, pur nella pluralità delle sue identità culturali. Lo dimostrano la vitalità delle vostre comunità parrocchiali, la vivacità delle aggregazioni, l’impegno responsabile degli operatori pastorali. L’orizzonte della fede e le motivazioni cristiane hanno dato e continuano ad offrire nuovo impulso alla vita sociale, ispirano le intenzioni e guidano i costumi. Ne sono segni evidenti l’apertura alla dimensione trascendente della vita, nonostante il materialismo diffuso; un senso religioso di fondo, condiviso dalla quasi totalità della popolazione; l’attaccamento alle tradizioni religiose; il rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana; le molteplici espressioni di fede, di carità e di cultura; le manifestazioni della religiosità popolare; il senso della solidarietà e il volontariato. Custodite, rafforzate, vivete questa preziosa eredità. Siate gelosi di ciò che ha fatto grandi e rende tuttora grandi queste Terre!
Ancora all’intera società si è rivolto il Pontefice parlando ai rappresentanti del mondo della cultura, dell’arte e dell’economia a Venezia, domenica 7 maggio:
L’essere Venezia “città d’acqua” fa pensare ad un celebre sociologo contemporaneo, che ha definito “liquida” la nostra società, e così la cultura europea: una cultura “liquida”, per esprimere la sua “fluidità”, la sua poca stabilità o forse la sua assenza di stabilità, la mutevolezza, l’inconsistenza che a volte sembra caratterizzarla. E qui vorrei inserire la prima proposta: Venezia non come città “liquida” – nel senso appena accennato –, ma come città “della vita e della bellezza”. Certo, è una scelta, ma nella storia bisogna scegliere: l’uomo è libero di interpretare, di dare un senso alla realtà, e proprio in questa libertà consiste la sua grande dignità. Nell’ambito di una città, qualunque essa sia, anche le scelte di carattere amministrativo culturale ed economico dipendono, in fondo, da questo orientamento fondamentale, che possiamo chiamare “politico” nell’accezione più nobile e più alta del termine. Si tratta di scegliere tra una città “liquida”, patria di una cultura che appare sempre più quella del relativo e dell’effimero, e una città che rinnova costantemente la sua bellezza attingendo dalle sorgenti benefiche dell’arte, del sapere, delle relazioni tra gli uomini e tra i popoli.
Il messaggio del Papa è cristallino: parlare di radici cristiane della società italiana ed europea è evidenziare un dato di fatto, fornire una chiave interpretativa di quali siano i valori e gli orientamenti fondamentali su cui poggia la nostra convivenza civile. Non significa accampare diritti o privilegi ai cattolici o alla Chiesa, ma offrire una provocazione. La società non deve avere paura di confrontarsi col Vangelo, perchè da questo confronto non potrà che uscirne più ricca.